La Bianchi fondata nel 1885 da Edoardo Bianchi, è stata produttrice di biciclette auto, autocarri e moto. La prima due ruote a motore è del 1902 e viene chiamata “motocicletto”, trasformandosi poi in una gamma di mezzi di alto livello tecnico, commerciale e sportivo per terminare questa produzione alla metà degli anni ’60 del secolo scorso.
La Bianchi è una delle più antiche case motoristiche italiane, nota anche per la sua definizione di Grande Marca Nazionale e deve la sua fama non solo alle biciclette, ma anche alle moto ed agli autoveicoli che, con importanti esemplari, hanno contribuito a fare la storia del motorismo italiano.

Dopo il primo “motocicletto” nasce la C75-500 a valvole laterali adottate dall’Esercito negli anni della Prima Guerra Mondiale.
Negli anni ’20 vengono costruiti nuovi modelli, tra cui emerge la Bialbero da corsa 350 (la moto dei grandi successi di Tazio Nuvolari) e prodotte le nuove moto di serie 350 BN e B2N  e le 175 P.
Negli anni ’30 nascono la Bialbero 500, la moto guidata da Dorino Serafini, le nuove 175 Freccia Oro e 250, la 500 Freccia Azzurra a valvole in testa, la 500 militare a valvole laterali ed il motocarro Miles.
Nel secondo dopoguerra la produzione si rivolge alle economiche motoleggere: la 125 Bianchina e derivati, l’Aquilotto, la 250 Stelvio, la 125 Mendola e le 175 Cervino e Tonale, fino alla 125 Bernina.
Nel 1959, con la supervisione del nuovo capo dell’Ufficio Tecnico, ingegnere LinoTonti, la Bianchi produce le 250 – 350 – 500 Bicildriche bialbero che segnano il ritorno alle competizioni con Remo Venturi e Silvio Grassetti (anni ’50 e ’60); progetta la MT61, motocicletta destinata all’Esercito Italiano, lo scooter Orsetto 80 e la Sila 175, motoleggera di intonazione sportiva.

Da ricordare inoltre l’ascesa della Bianchi nel neonato mondo del Motocross:
inizialmente in questo sport erano state realizzate moto che derivavano strettamente da modelli stradali.
Telai e sospensioni erano semplicemente rinforzati. Solo in seguito hanno iniziato ad apparire telai realizzati specificatamente per tale tipo di utilizzazione. La casa milanese si impegna ufficialmente nella classe 250 nel 1957, utilizzando un’apposita versione della Tonale e vincendo nel ’58 e ’59 il Campionato Italiano (1° assoluto Vincenzo Soletti).

In seguito la cilindrata è stata aumentata fino ad arrivare a 230 cc e 350 cc; la versione di maggiore cilindrata è stata ben presto portata a 400 cc.
Le nuove moto erano esuberanti nell’erogazione, al punto che sono state ben presto soprannominate “Raspaterra” perché in accelerazione scavavano autentici solchi nel suolo, lanciando all’indietro terra e sassi.
Nel 1960 si afferma Campione Italiano Emilio Ostorero.
Una storia affascinante che purtroppo alla fine degli Anni ’60 vede la fine del capitolo motociclistico a seguito di una grave crisi finanziaria.

La Bianchi continua con le bici, ma una leggenda non può morire.
Va ricordato che la Bianchi ha prodotto inizialmente cuscinetti a sfera, campanelli elettrici e strumenti chirurgici; successivamente ingrandendosi ha prodotto autoblindo (dal 1915 al 1918), biciclette, motociclette, autovetture (fino al 1940), moto da cross, autocarri, motori fuori bordo e scafi in vetroresina (alla fine degli anni ’50).