Nel 1885 Edoardo Bianchi iniziò la sua attività di costruttore di bicicli a Milano, rivelando immediatamente il suo genio pionieristico di profondo innovatore della meccanica del veicolo.

Nel 1888 sostituì le gomme piene con le prime con camera d’aria Dunlop, determinando il largo successo del nuovo veicolo. Convocato, nel 1895 dalla Casa Sabauda per addestrare la Regina Margherita all’uso del ciclo nel parco reale di Monza, seppe adattare il veicolo alle ampie gonne dell’epoca, modificandone il telaio. Aveva creato la prima bicicletta da donna.

Nel 1900 progettò un triciclo che montava un motore De Dion-Bouton da 2,25 HP, raggiungeva i 35 Km/h. e divenne poi un quadriciclo, dove una seconda persona poteva sedersi davanti al conducente e nel 1902/4 iniziò la progettazione di alcuni modelli di vetturette comprese tra i 4,5 ed i 12 HP a 2 o 4 cilindri. Le carrozzerie erano eleganti, modellate su legni pregiati utilizzando fogli di alluminio e poggiavano su un robusto telaio in tubo di acciaio.

Nel marzo 1905 nacque, con rogito notarile, la Fabbrica di automobili e velocipedi Edoardo Bianchi & C.e a partire dal 1909 la meccanica delle vetture presentò in alcuni modelli la trasmissione a cardano anziché a catena. La Bianchi iniziò a partecipare anche a gare di automobili da competizione: venne realizzata la 120 HP che gareggiò, senza grandi risultati, alla Coppa Florio nel 1907 e nel 1908 alla Targa Bologna (con i piloti Carlo Macerati e Fernando Tommaselli).

Rientrò nel mondo delle gare di velocità nel 1922 e 1923, con buoni piazzamenti, al Gran Premio di Monza e di Brescia.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’attività produttiva fu interamente dedicata ai veicoli per l’Esercito; vennero costruiti anche autoblindo e motori d’aviazione a 6 cilindri. Nell primo dopoguerra la Bianchi si ripropose al mercato automobilistico che chiedeva vetture affidabili, robuste e con buone finiture, ma economicamente competitive con le marche che dominavano il settore (Fiat, Lancia, Alfa Romeo), producendo negli anni ’20:

la Bianchi tipo 15 (1919/22 – 4 cilindri – cc 1700 – 25 HP – circa 70 Km/h)

la Bianchi tipo 16 (1923/24 – 4 cilindri – cc 1700 – 27 HP)

la Bianchi tipo 18 (1923/25 – 4 cilindri – cc 1954 – 40 HP – 100 Km/h)

la Bianchi tipo 20 (1925 – 4 cilindri – cc 2300 – 59 HP – 100 Km/h)

Nel 1925 nacque la S/4 di 1300 cc che nel 1927 si trasformò in S/5 sempre di 1300 cc per passare nel 1932 a 1500 cc.

Nel 1930 venne lanciata la S/8 con motore a 8 cilindri – 2900 cc –  trasmissione cardano – velocità 125 Km/h.

L’ultima vettura prodotta dalla Bianchi in grande serie dal 1934 è stata la S/9 con motore da 1452 cc – 42 HP – velocità 105 Km/h, in concorrenza con la Lancia che mise in commercio la Augusta e l’Aprilia.

Nel 1939 alle prime avvisaglie del secondo conflitto mondiale la Bianchi fu dichiarata ”Stabilimento Ausiliario” per la produzione di biciclette, motociclette e camions per l’Esercito. Finito il conflitto bellico, con la fabbrica distrutta da un bombardamento e la morte nel 1946, in un incidente automobilistico di Edoardo Bianchi, propulsore di continue innovazioni, il settore auto non fu in grado di risorgere, si cercò quindi uno sviluppo in quello dei mezzi pesanti (Civis – Audax – Sforzesco).

Purtroppo durante i primi anni ’50 la Bianchi dovette affrontare problemi finanziari e di mercato, che indussero Pietro Bianchi e l’allora Direttore Generale Ing. Quintavalle a concludere nel 1955 un accordo con la Fiat e la Pirelli per fondare una nuova società denominata AUTOBIANCHI dove la Bianchi vi partecipò inizialmente con una quota del 33% per cessare successivamente l’attività come industria automobilistica.